La Philosophy for Children come movimento educativo
Uno. Riconoscere le potenzialità di crescita e di pensiero autonomo di tutti gli individui. Due. Mettere in evidenza il valore educativo e formativo della filosofia. Tre. Valorizzare il contesto comunitario.
In una intervista a Matthew Lipman pubblicata su Scuola e Città nel 2002, chiesi al filosofo americano se credeva che la Philosophy for Children potesse essere considerata un movimento educativo. La risposta fu affermativa. Egli riconosceva, infatti, nella diffusione del curricolo da lui disegnato e della pratica della comunità di ricerca filosofica a livello mondiale una evidente testimonianza delle potenzialità pedagogiche ed educative in essi inscritte.
Ogni movimento culturale e scientifico è di fatto caratterizzato dalla condivisione di pratiche coltivate e consolidate all’interno di un contesto sociale che ne legittima la funzione e il senso, nonché di un quadro di riferimento comune a carattere normativo, valoriale ma anche e soprattutto utopistico (nel senso del prospettico, del non ancora dato, del potenzialmente attuabile)… Esso è pertanto sempre caratterizzato da una forte tensione propulsiva e trasformativa, che ne orienta lo sviluppo.
Su queste basi, la comunità internazionale che si è costituita ed è cresciuta intorno alla pratica della comunità di ricerca filosofica si è progressivamente riconosciuta in una serie di credenze e di orientamenti a carattere filosofico e pedagogico che sono andate nel tempo a connotarla e ad identificarla come un peculiare movimento educativo: in primo luogo, il riconoscimento delle potenzialità di crescita e di pensiero autonomo di tutti gli individui, a cominciare dai bambini, che possono essere in grado di “pensare per sé” (thinking for themselves), se adeguatamente accompagnati e sostenuti; in secondo luogo, la messa in evidenza del valore educativo e formativo della filosofia intesa come peculiare pratica di interrogazione e ricerca, che consente di acquisire e sviluppare capacità di argomentazione, di critica, di indagine, di riflessione ma anche di ricerca di senso…; in terzo luogo la valorizzazione del contesto comunitario come luogo e dispositivo di crescita e cambiamento attraverso la tensione dialogica, la negoziazione, la co-costruzione di significati.
Se non esiste una pedagogia della Philosophy for Children racchiusa in un testo a carattere definitorio, esistono, di fatto, una serie di coordinate pedagogiche, costruite sulla base di credenze educative, di pratiche alimentate da queste credenze, di processi di riflessione che scaturiscono all’interno di queste pratiche e contribuiscono a ricostruirne il senso.
In riferimento a queste coordinate, a partire dagli anni settanta si è costituito il “movimento” educativo confluito nell’International Council for Philosophical Inquiry with Children (organizzazione culturale e scientifica di respiro internazionale e trans-nazionale), che rappresenta un importante testimonianza della portata culturale, scientifica e sociale dell’indagine filosofica, se riconosciuta come dispositivo educativo per tutti e per ciascuno, uno spirito autenticamente democratico ed emancipativo.
Maura Striano